San Leon del Dribbling

Parliamo in questo articolo di uno tra i gesti tecnici più spettacolari ed entusiasmanti del gioco del calcio: il dribbling.
Definiamo il dribbling come quella abilità
tattica individuale che si esegue con la palla e prevede il
superamento, con la palla, dell’avversario. In altre parole la vittoria
del duello dell’uno contro uno, l’arma a disposizione della punta per
liberarsi dalla marcatura dell’avversario e cercare la via della rete.

Il dribbling viene utilizzato in generale
da tutti i giocatori componenti la squadra ed in particolare dai
centrocampisti offensivi e dagli attaccanti. La finalità è quella di
superare l’avversario, creare superiorità numerica, scardinare le
difese avversarie e superare le difese ad uomo. Lo spazio di campo più
utilizzato risulta essere la metà campo avversaria e in particolar modo
la ¾ di campo offensiva nei pressi dell’area di rigore. In questa zona
il vantaggio che si ricava da un dribbling riuscito è di gran lunga
maggiore al rischio che si corre qualora si dovesse invece perdere
palla. Questo non vuole comunque dire che nella propria metà campo il
dribbling vada assolutamente evitato; quando la situazione lo richiede
o quando si è sicuri di provarci e di riuscirci, il dribbling efficace
è sempre un mezzo per creare scompiglio ed inferiorità numerica agli
avversari in qualunque zona del campo.

Esistono alcuni giocatori, definiti talenti, che riescono ad esprimere tale gesto con grandi qualità tecniche senza
particolari apprendimenti, come esistono tuttavia calciatori “normali” che, attraverso progressioni didattiche
appropriate, sviluppano qualità stabili nel
tempo che permettono di ottenere buoni risultati nell’attuazione di
questa “arte” di saltare l’avversario. Nonostante possa essere un’
abilità attuabile da tutti, il dribbling è generalmente considerato
privilegio dei giocatori di bassa statura che, avendo il baricentro del
corpo relativamente basso, sono agevolati nei movimenti rapidi e
nell’equilibrio del corpo in occasione di repentini spostamenti.

Generalmente l’azione di dribbling è associata ad una finta (ne è parte integrante) che come movimento d’inganno ha lo
scopo di nascondere le intenzioni del giocatore in possesso palla, sbilanciando il marcatore/difensore costringendolo a
muoversi in una certa direzione, per poi batterlo, andando con un movimento intenzionale, nella direzione voluta.
Definiamo la finta come quella abilità tattica individuale che si esegue con e senza palla e non prevede il superamento,
con palla, dell’avversario. La finta è quindi un tentativo intenzionale per trarre in inganno il proprio avversario
attraverso movimenti del tronco, delle gambe, del cenno della mano, di uno sguardo, al fine di acquisire un vantaggio
temporale nel duello con l’avversario. In ambito coordinativo la capacità di anticipazione motoria ha un ruolo
fondamentale consentendo di sviluppare e strutturare un pensiero a priori per poi applicarlo (movimento d’inganno).
Possiamo considerare varie tipologie di finte:

· finte attive
: indurre nell’avversario anticipazioni errate e quindi una reazione
che gli impedisca di far fronte alla successiva e reale azione
offensiva dell’attaccante (attaccante in ruolo attivo);

· finte passive : nascondere le proprie intenzioni con pause intenzionali del movimento lasciando l’avversario
nell’indecisione sul come sarà il seguito dell’azione (l’attaccante lascia il ruolo attivo al difensore per poi reagire
successivamente);
· finte in attacco: finte atte a far credere all’avversario che abbia inizio un’azione pericolosa ben precisa;
· finte in difesa: finte per far pensare ad errori potenzialmente sfruttabili dall’avversario;
· finte che modificano il tempo: dribbling, cambi di direzione;
· finte che modificano lo spazio: cambi di ritmo, cambi di velocità.

Analizzato il gesto tecnico della finta, possiamo ora distinguere due principali modalità di attuazione del dribbling:

· dribbling di forza, con cambio di direzione e di velocità (la finta può anche non essere effettuata);

· dribbling di abilità, con finta e dribbling attraverso un movimento di inganno e un mo vimento intenzionale.

Il movimento di inganno consiste in una finta di calcio, in una finta di spostamento del corpo o della palla o di entrambi,
in una finta di passaggio con orientamento del corpo in una direzione e successivo cambio di fronte.
Nel dribbling di forza al calciatore è richiesto il cosiddetto cambio passo da attuare nei confronti di un avversario più
lento o nei confronti di un giocatore che si trova in posizione sfavorevole (errore nel determinare il tempo di intervento
o errore posturale).
Nel dribbling di abilità al calciatore è richiesta destrezza e sensibilità nel contatto palla. Attraverso queste due qualità si
cerca di sbilanciare l’avversario con un
movimento di inganno per poi inserire il movimento intenzionale (il
dribbling vero e proprio).

Alcuni esempi:

· Se l’attaccante punta l’uomo si trova ad affrontare un difensore che lo ostacola o da fermo oppure lo chiude
lasciandogli solo spazio a destra o sinistra. In tal caso l’attaccante deve essere molto abile nel nascondere le proprie
intenzioni per prendere poi l’iniziativa e utilizzare il dribbling di abilità.

· Se l’attaccante punta lo spazio alla
destra o alla sinistra dell’avversario obbliga quest’ultimo a prendere
l’iniziativa: se il difensore rimane fermo l’attaccante può batterlo
nello stesso spazio con un cambio di velocità; se il difensore si muove
tempestivamente per andarlo a chiudere, l’attaccante può invece
batterlo con un cambio di direzione e velocità nello spazio opposto o,
se il difensore chiude in ritardo, nello stesso spazio.

Molteplici sono le capacità coordinative che intervengono e vengono utilizzate durante un’azione di dribbling:

· capacità di differenziazione: da impiegare nella guida della palla gradualizzando in modo preciso la forza da
imprimere alla sfera;

· capacità di reazione: reagendo nel modo più rapido possibile ad un segnale quale può essere lo sbilanciamento
dell’avversario dopo una finta (anticipare il suo intervento);

· capacità di equilibrio:
cercando di mantenere il corpo in condizioni ottimali di appoggio al
terreno con movimenti dei piedi e del corpo, al fine di mantenere,
ripristinare e far perdere l’equilibrio

· capacità di combinazione e accoppiamento: sapendo coordinare più gesti nella stessa azione come ad esempio la
finta e la guida della palla o la finta e il tiro in porta ecc…

· capacità di adattamento e trasformazione:
rispondendo in modo istantaneo e attraverso un’ azione intenzionale ad
eventuali variazioni di programma (effettuare una controfinta dopo che
il difensore non ha reagito con uno sbilanciamento ad una prima azione
di inganno); quindi capacità di leggere-anticipare le mosse
dell’avversario ed in relazione alla reazione dell’avversario adattare
e trasformare i movimenti propri proponendo opportune contromosse;

· capacità spazio-temporale:
per scegliere distanze e tempi necessari per rendere efficaci i
movimenti d’inganno e intenzionali; quindi percezione del momento
giusto per saltare l’uomo considerando anche eventuali errori tattici
del difensore che entra in contrasto sulla palla quando questa è
controllata perfettamente dall’attaccante e scelta della distanza
giusta del portatore palla rispetto all’avversario evitando sia una
distanza eccessiva (si lascia al difensore la possibilità di recuperare
il momentaneo sbilanciamento creato con una finta precedente) sia
evitando una distanza esigua (si creano i presupposti affinché il
difensore possa intercettare palla ancor prima di iniziare l’azione di
dribbling)

· capacità di fantasia motoria.

Determinanti nel dribbling sono anche le capacità condizionali di forza e velocità. Confidando sulla capacità di
accelerazione il giocatore riesce a dribblare l’avversario anche senza l’ausilio di finte e questo attraverso un cambio
passo (cambio di direzione e di velocità) inserito al momento giusto (timing). Importante è anche la velocità di
decisione che aiuta il giocatore ad agire velocemente da un punto di vista psico-motorio facendogli decidere e capire
quale dribbling è più opportuno effettuandolo poi il più rapidamente possibile (capacità di reazione/accelerazione).

La personalità dell’individuo è un fattore importante e le qualità psicologiche ricoprono un ruolo fondamentale:

· il calciatore deve essere “intelligente” per capire quando e dove effettuare il dribbling (per esempio, durante
un’azione di pressing ultraoffensivo
avversario, a ridosso di una zona pericolosa, il giocatore intelligente
deve rendersi conto che risulta estramemente pericoloso avventurarsi in
un dribbling e che quindi risulta più opportuno optare per un lancio a
scavalcare la zona pressing avversaria);

· deve possedere equilibrio emotivo e fiducia in se stesso per essere conscio delle proprie possibilità;
· deve possedere capacità d’iniziativa e capacità di assumersi dei rischi (quindi responsabilizzarsi sapendo a cosa si
espone con un’azione di dribbling);
· non deve sopravvalutarsi: “chi troppo vuole nulla stringe”;
· deve capire quando si deve e non si deve dribblare: giornata negativa per l’attaccante, campo in non perfette
condizioni, avversario/difensore di turno troppo forte.

Presupposto fondamentale dal punto di vista
della tecnica individuale è la guida della palla. Il saper utilizzare
questo gesto permette infatti al calciatore di spostarsi nel campo di
gioco con la palla orientandosi nelle diverse direzioni (saper correre
attuando un buon cambio di direzione con la palla al piede).

In sede di osservazione dovremo pertanto analizzare se il nostro giocatore:

· sa cambiare direzione utilizzando uno solo o entrambi i piedi;
· sa effettuare il cambio di peso da un appoggio all’altro;
· sa cambiare direzione utilizzando la visione periferica;
· sa cambiare direzione e velocità inserendo gesti rapidi;
· sa accelerare/decelerare e ripartire;
· sa fintare e cambiare direzione scegliendo l’opportuna direzione di corsa;
· sa inserire il cambio di direzione con tempismo e alla distanza giusta dall’avversario;
· sa possedere e ritrovare l’equilibrio nel cambio direzione.

Effettuate queste prime valutazioni potremo in seguito proporre le giuste esercitazioni miranti a migliorare e stabilizzare
movimenti e qualità già presenti o colmare e correggere lacune ed errori evidenziate dalle osservazioni precedentemente
effettuate.

Si parte dall’educazione al camminare-correre, schema motorio di base, attraverso giochi aventi come obiettivo il
camminare e il correre utilizzando cambi di
direzione, cambi di velocità, finte, arresti e partenze in funzione
della conquista dello spazio in avanti attraverso la sperimentazione in
forma giocosa e ludica dell’1>1. Inizialmente sarà utile lavorare
sul movimento della corsa e sui relativi appoggi dei piedi sul terreno
attraverso esercizi senza palla.

Da un punto di vista coordinativo il
giocatore dovrà essere in grado di modificare improvvisamente la
direzione di corsa iniziale utilizzando i seguenti accorgimenti:

· ultimo passo di corsa leggermente accorciato nella direzione di provenienza;
· ultimo appoggio responsabile della spinta (il destro per andare verso sinistra e viceversa) con l’interno
dell’avampiede leggermente rivolto verso la nuova direzione di corsa;
· busto leggermente rivolto verso la nuova direzione di corsa con peso del corpo spostato in avanti;
· passo lungo con il piede libero in linea con la nuova direzione di corsa;
· cambio di velocità.

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One Response to San Leon del Dribbling

  1. cauz. says:

    il Bribbling! che arte!
    sa quasi di erotico-pornografico come termine.
    una nuova forma di onanismo calcistico… a cui leon si e’ dedicato completamente, tanto da rinunciare del tutto a crossare in area. il dribbling/Bribbling fine a se stesso. che se va come ieri sera continua a farci godere. :))

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